Ci sono almeno tre buoni motivi per elogiare questo secondo CD realizzato da ” The South Project “.
Sui primi due, gli ottimi musicisti e i bei brani, c’è poco da dire. Basta ascoltare il CD per apprezzare sia la scelta dei pezzi (tra cui due belle composizioni originali di Giuliano Perin) che gli interpreti, musicisti che da anni battono i palcoscenici italiani regalando emozioni agli ascoltatori.
Ma c’è anche un’altra ragione per lodare “The South Project”. Il progetto, che coinvolge “terroni” e “polentoni”, fa rivivere un’idea del jazz come musica di comunità, costruita su valori etici radicati nelle relazioni sociali tra musicisti e ascoltatori prima ancora che su ideali estetici.
Credo che per i componenti del “South Project” l’improvvisazione non sia il mezzo attraverso il quale il musicista esprime il “vero-sé-stesso” creando un oggetto musicale unico nel tempo e nello spazio, quanto piuttosto un’esperienza di condivisione con gli altri musicisti e gli ascoltatori, che è possibile grazie all’appartenenza alla stessa comunità, la comunità del jazz.
“The South Project”, è un progetto musicale ormai solido e destinato a regalarci ancora tanta musica, ed è anche, in questi tempi di razzismo spacciato per difesa delle identità locali, una presa di posizione coerente e radicata nei valori fondanti della musica e della civiltà Afro Americana.