i remember palladio

I Remember Palladio

Caligola Records

Artisti

Giuliano Perin

Vibrafono

Neil Leonard

sassofoni

Maurizio Scomparin

tromba

Marcello Tonolo

pianoforte

Luciano Milanese

contrabbasso

Massimo Chiarella

batteria

Il sestetto di Giuliano Perin si è ormai consolidato, rimanendo, in questo suo quarto disco pubblicato da Caligola, perfettamente eguale a quello del precedente, «Passion & reason». Ma la formazione del vibrafonista padovano ha le sue radici in «Flexibility», secondo album da leader, in cui sembra mettere definitivamente a fuoco la sua concezione musicale, che predilige un jazz fresco e moderno ma solidamente radicato nella tradizione boppistica.

Se qualche volta la musica si orienta verso un incalzante hard–bop (è il caso del brano d’apertura, Blue velvet di Luciano Milanese), o qualche altra verso un cool più morbido e suadente, poco importa. In quest’ambito stilistico la compattezza e l’elasticità della sezione ritmica risultano fondamentali.

Sono i tre ritmi, insieme al vibrafono del leader, ad orientare, forse ancor più dei fiati, la direzione musicale della band.

La continuità ed il lavoro collettivo pagano sempre, alla lunga, e danno in questo caso frutti dolci e succosi. Il gusto riscopre così aromi già noti, piacevoli richiami alle precedenti incisioni, a partire da Into the vibes, brano di Perin che dava il titolo al suo primo disco.

C’è anche qui l’omaggio ad un maestro del vibrafono, Teddy Charles, di cui viene proposta l’avvincente Paul’s cause.

Negli altri lavori erano stati chiamati in causa il padre di tutti i vibrafonisti, Lionel Hampton, ma anche i moderni quanto sottovalutati (un po’ come Charles) Dave Samuels e Terry Gibbs.

Ma belle conferme vengono anche dagli altri componenti del gruppo, Neil Leonard, Maurizio Scomparin e Marcello Tonolo, che regala al leader una deliziosa composizione, Spring colours.

Il vibrafonista tenta ancora una volta di esorcizzare l’alienazione prodotta dai fastidiosi rumori della vita quotidiana. Se In tangenziale, presente in «Passion & reason», la musica sembrava combattere contro il caos del traffico di una tangenziale di città (nella fattispecie Mestre), qui è il trapano di un cantiere a fare da sottofondo al brano finale, Massima cubatura, quasi in contrasto con le armoniose architetture palladiane evocate dal titolo e dalla copertina.

C’è infine un richiamo, anche questo consueto, alla musica leggera, che Perin reinterpreta sempre in modo personale e raffinato. Dopo gli omaggi alla canzone italiana inseriti nei due dischi precedenti, «I remember Palladio» pesca dal rock anglosassone degli anni ’60, proponendo una swingante rilettura di I can’t let Maggie go degli Honeybus, nota in Italia per la bella versione incisa dall’Equipe 84 di Maurizio Vandelli con il titolo di Un angelo blu.

Claudio Donà

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